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Molto brevemente: griglia si, griglia no

Per griglia si intende una quadrettatura di un’immagine effettuata tramite riquadri (tutti della stessa grandezza, decisa preventivamente), identificabili tramite numeri e lettere per una maggiore comprensione.

La griglia in sé nasce per l’uso fotografico, nonché topografico. In tal modo si delineavano sezioni da visionare, ed era facile, tramite i numeri e le lettere, identificare in maniera inequivocabile e trasversale gli elementi da guardare sulle foto e/o sulle carte. In senso topografico, sia sul terreno che sulle foto, la griglia permette di isolare riquadri di terreno per misurazioni e/o analisi.

Perché diciamo questo? Perché questo è l’unico, vero concetto utile di griglia: suddividere per meglio vedere, riconoscendo i settori presi in esame in maniera inequivocabile. Partendo da questo assioma, la griglia ha trovato sempre molteplici e utili campi di applicazione. E l’abbiamo spesso sotto gli occhi: gli scacchi, la dama, la battaglia navale. E se volessimo giocare a prendere riferimenti, potremmo farlo perfino con le piastrelle di casa. Ovunque vi siano riquadri o elementi di grandezze regolari e immutabili per tutta l’area, noi abbiamo una griglia da visionare.

La griglia “artistica”, che da questo fondamento nasce, ha trovato la sua maggiore e più utile destinazione d’uso nell’ingrandire un soggetto esistente, ripreso fotograficamente, e riportarlo, aumentato nelle dimensioni, su un altro supporto, per poterlo riprodurre quanto più possibile fedele all’originale.

Il tutto mantenendo quanto più possibile proporzioni e simmetrie. Dividendo la foto in tanti quadrati, di misura variabile, numerandoli con lettere e numeri, disposti a piacimento (lettere per i lati verticali dei quadrati, numeri per i lati orizzontali o viceversa) è possibile riportare contorni e particolari ingranditi n volte, senza aspettarsi grosse deformazioni. A seconda di quanto più grandi saranno i riquadri realizzati sul supporto di lavoro, avremo una riproduzione ingrandita di tot volte, e quindi sempre perfettamente in scala.

Accademia Artistica cosa significa disegnare

1) Si possono riprodurre accuratamente un disegno o una fotografia variandone allo stesso tempo la scala con la semplice sovrapposizione di un reticolo all’immagine. Il reticolo può essere disegnato direttamente sull’immagine o venire ad essa sovrapposto riproducendolo su carta da lucido o su pellicola

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2) Il reticolo va poi riscostruito con tratti leggeri e nella scala desiderata sulla tavola da disegno. È meglio fissare il disegno a fianco dell’originale in modo che il riporto sia più facile

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3) A questo punto si può passare a riprodurre i contorni, o i toni e i colori, di ogni singolo quadratino

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4) Per ingrandire disegni più complessi con una precisione ancora maggiore è bene ridurre le dimensioni dei quadretti sull’immagine di partenza e sul disegno

L’antesignano della griglia è stato “l’inquadratore”, o “quadrettatore”, o “riquadratore”, simpatico oggetto che è possibile fabbricarsi da sé in pochi minuti, mentre chi preferisce acquistarlo lo trova comunemente nei negozi di belle arti ben forniti.

L’inquadratore altro non è che una cornice larga di cartone, o altro materiale rigido, con una finestra nel mezzo (proprio come una cornice senza quadro), attraversata da fili (ferro, cotone, nylon, non importa) di cotone verticali e orizzontali, che appunto quadrettano la finestrella.

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Il riquadratore serve per poter impostare correttamente l’immagine e/o il dipinto che vogliamo eseguire, e per scegliere la migliore composizione possibile. E’ facile auto costruirselo, e anche di diverse misure, per essere facilitati a seconda della misura del supporto sul quale andremo ad operare

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Esempio di riquadratore

La funzione di tale strumento è quella di… guardarci attraverso. In questo modo, infatti, serviva (e ancora serve) per “inquadrare”, appunto, il paesaggio attraverso la finestrella, e capire, en plein air, la migliore impostazione, o inquadratura, per l’impostazione esecutiva di un lavoro. Dove e come mettere i vari elementi, come raffigurarli al meglio, dove posizionare il punto focale, etc. Un po' come fa un regista quando prova a vedere quale inquadratura è più indicata per la scena di un film.

Il passo successivo è stato quello di usare la griglia non per ingrandire, ma solo per copiare l’immagine a grandezza naturale. Sebbene la pratica non sia affatto fuori luogo, ma anzi fornisca un notevole aiuto nella riproduzione a grandezza naturale, con il passare del tempo se ne è abusato sempre di più, assurgendo la griglia a metodologia di lavoro, e snaturandola della sua reale funzione, che è quella di semplice strumento.

Capito l'uso, e registrata la acquisita facilità di realizzazione dei soggetti da riprodurre, la griglia non è stata più mollata. Questo ha creato notevoli danni per quanto riguarda didattiche e apprendimento artistico, perché promuovendo la griglia da strumento a metodologia si sono eliminate di colpo le fasi della compenetrazione e dello studio del soggetto da riprodurre.

E questo non è possibile, accettabile, e neanche fattibile. L’Arte nasce dal riprodurre, ancora prima che dal rivisitare, e quindi è normale che tutti gli aiuti dediti a questo scopo siano graditi. Ma ciò non deve impedire di “vedere” le cose, gli oggetti, le persone, la natura. Compenetrare i soggetti, i materiali, gli stati d’animo, le peculiarità personali, le personalità stesse o espressive, non sono aspetti da poter delegare ad una griglia. L’artista deve poter interpretare un soggetto e rendergli artisticamente una verità, una vita, una realtà figlie di quelle presenti dal vero.

Invece no. E il risultato qual è? Disegni perfettissimi, capolavori, “che sembrano foto” (e allora perché farli? Ma questo è un altro discorso)… e statici. Nessuno raffigura più un cane che gioca, salta e corre, o un gatto che fa altrettanto. Visi, volti, senza luci, senza ombre, senza verità, e volti, volti, volti…e niente più.

Copie di foto che a loro volta copiano la realtà.

E queste sono esagerazioni, aberrazioni che secondo la filosofia di Accademia vanno eliminate subito. Perché?

Perché, fra le altre cose, dedicarsi totalmente al culto di tale pratica (ribadiamo: come metodologia, non come utile strumento) favorisce la predisposizione mentale ad accettare contenuti e temi “fasulli”, che cavalcando l’onda (cioè la predisposizione di taluni figuri a ottenere tutto e subito) creano delle aberrazioni notevoli e danno alla didattica artistica.

Ora: la questione non è tanto “griglia sì o griglia no”, perché abbiamo detto che è uno strumento, nato per delle esigenze, sensato e utile, e che quindi va usato.

La questione è “griglia come e quando e perché”. E' l'uso smodato e inopportuno che sempre di più se ne fa, che non va bene. In Accademia si cerca di coltivare e previlegiare i talenti insiti in ognuno di noi, per avere basi robuste, forti, che diano certezze. Ognuno al suo livello, e per quanto gli compete. Insomma, come Madre Natura ha deciso.

Non pretendiamo certo di possedere la verità assoluta, né di fare – di ogni iscritto ai corsi - un novello Leonardo. Ma l’obiettivo primario è restituire la capacità di visione e ragionamento, proprio di ognuno, perché ognuno di noi è unico, e possiede la specifica sensibilità. Non esistono due paia di occhi che guardando lo stesso soggetto ”vedano” le medesime cose.

Tutti gli errori che vengono fatti si palesano perché non si è più in grado di "vedere" le cose, compenetrarle, destrutturarle per poi ricostruirle avendone compresa la natura. E oggi non si insegna più, tale mentalità operativa. Meglio le strade facili e le scorciatoie, delle quali il web trabocca, che tendono ad accontentare l'utente nel più breve tempo possibile. Ma il fatto stesso che ve ne siano così tante sta a dimostrare come in realtà non ne funzioni davvero nessuna, perché tutte badano all’esecuzione veloce e nessuna all’inquadrare verità, forme e volumi del soggetto scelto. Ciò COMPROMETTE IRRIMEDIABILMENTE LA VENA CREATIVA, LA CONOSCENZA PITTORICA E, IN SUMMA, IL TALENTO.

Questo perché il quadrettatore, per dire, serve a inquadrare il paesaggio, ma se non si sa cos’è un albero, o come è fatto, o cosa sono quelle macchie bianche nel cielo, il paesaggio non potrà mai essere riprodotto davvero. Saremo limitati a riprodurre macchie verdi delle quali non conosciamo il significato, dipingendo macchie bianche che non rappresentano niente... e quindi non saranno eseguite correttamente.

Mentre la maggioranza delle persone, in Accademia come esternamente, hanno potenzialità incredibili. Molti hanno un talento nascosto. E tutti sono predisposti. Per tutti è possibile crescere, perché tutti con alte potenzialità.

Non tutti arriveranno allo stesso livello, è ovvio, ma tutti possono aumentare lo spessore artistico (e non solo) di se stessi e della propria arte. È possibile essere diversi e fare la differenza.

La conoscenza libera dalle catene, le costrizioni, e dall’essere facili prede di pensieri disonesti. E struttura mente e cultura.

Ora, secondo voi, in Accademia, tra il pacchetto mente + ragionamento + visione + cervello, e quello “eccezionale offerta, due scorciatoie al prezzo di una”… quale scegliamo?

Ecco… avete compreso perfettamente.

 

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