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Sanguigna

Piccola storia

La sanguigna, lo sappiamo, è stata elemento trainante del Rinascimento. Lei, a seguire il carboncino e l’inchiostro (di allora) hanno fatto da soli metà della Storia dell’Arte. Qualunque progetto, disegno o idea, prima di diventare capolavoro reale e concreto, manufatto esistente, passava da loro, senza fallo e senza dubbio.

Ma in particolare, passavano da lei: la sanguigna.

Accademia Artistica cosa è la sanguigna

Andrea Del Sarto

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Andrea Del Sarto

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Andrea Del Sarto

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Andrea Del Sarto

Conosciuta fin dai tempi antichi, ha permesso di introdurre una notazione colorata nel disegno, in particolare per migliorare la carne, ed è in questo senso che è e, nel XVIII secolo, nella cosiddetta tecnica delle "tre matite".

Fu proprio a Firenze che apparve il disegno con il proprio sanguigno, vale a dire il disegno usando solo questo materiale allo stesso tempo per delimitare i contorni e notare i volumi e le sfumature; i disegni di Leonardo da Vinci degli anni 1470-1480 ne sono un esempio prestigioso. Fouquet nel XV secolo ne fece largo uso per i suoi ritratti. Questo processo ebbe grande successo durante il XVI, il XVII e il XVIII secolo, in Italia, nonché in Francia e nei paesi del Nord, e poté godere senza dubbio di un favore particolare in Francia nel XVIII secolo, al tempo di Watteau e Boucher, anche nella tecnica “delle tre matite”. Ad eccezione di Renoir, gli artisti del diciannovesimo secolo. Invece, la usarono poco.

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Leonardo

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Leonardo

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Michelangelo

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Parmigianino

Tutti, dicevamo, hanno memoria visiva dei capolavori immensi di Leonardo e Michelangelo. Per tutto il Rinascimento questo strumento la fece da padrona da disegno fu diffusissimo e con il termine "matita" (che per l'appunto deriva da ematite) si soleva comunemente indicare proprio la sanguigna. A quell'epoca la sanguigna veniva utilizzata montandone piccoli pezzi su cannucce portamine e poi appuntite. Solo in età più moderna compaiono sanguigne fatte in foggia delle nostre comuni matite a grafite, ove l'ematite è inserita in un legno che viene appuntito insieme alla mina.

Ma l’uso della sanguigna attraversa, in modo discreto ma profondo e segnante, interi secoli della Storia dell’Arte, influenzando ed essendo a sua volta influenzata da un’ottica esecutiva propria dello studio della luce su volumi e ombre, proiettandosi attraverso il tonalismo ( in particolare veneziano), il barocco, la scuola fiamminga (Peter Paul Rubens tra i più grandi estimatori), adottata da alcuni grandi maestri che a quei riferimenti si rifacevano (Antonie Watteau, sugli altri) e giungendo fino a noi ancora potente e inalterata nella sua bellezza.

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Jean Antoine Watteau

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Jean Antoine Watteau

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Adriaen Van De Velde

Tutti questi, nello studio del colore, adottarono e svilupparono la tecnica nota come “aux trois pastel” o “ aux trois crayons” ("con tre matite"), aggiungendo il nero e il bianco. E non a caso possiamo ricordare come anche nello stile pittorico il grandissimo Tiziano Vecellio ricercasse di approdare a questa “minimalità” di colori.

In molti lavori del passato la sanguigna è stata utilizzata insieme a carboncini o a pietra nera, eseguendo un primo abbozzo a sanguigna, ripreso e rafforzato coi segni più scuri del carbone o della pietra nera. Il tono di colore più chiaro della sanguigna evitava che a lavoro finito i primi segni, spesso soggetti a ripensamenti, potessero intralciare la visione d'insieme della versione definitiva.

Nel XVII secolo la sanguigna fu sovente adoperata su fogli tinti e in combinazione con la biacca o con il gesso (con cui s'ottenevano le luci) o, a volte, era usata insieme all'acquarello.

La sanguigna questa sconosciuta

Nell’antichità, si parlava oltre che comunicare scrivendo, molto “graficamente”. Che poi è il concetto che sta alla base dei geroglifici, cioè dei disegni che restituivano fonemi.

Più in generale, si rendeva il senso delle cose usando e coniando termini che “descrivevano” le cose, e poi questi termini venivano declinati su più aspetti. Da qui nasce l’etimologia, cioè il fornire una radice comune a molte parole diverse che si riferiscono a più cose, ma che cercano di descriverle rifacendosi a similitudini e assonanze similari.

Accademia Artistica cosa è la sanguigna

Pieter Paul Rubens

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Pieter Paul Rubens

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Paul Troger

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Jean Baptiste Greuze

È il caso, ad esempio, di EMATICO.

La Treccani indica “èmo- (davanti a voc. anche èm-) [dal gr. αἷμα «sangue», come prefisso αἱμο-]. – Primo elemento di termini composti derivati dal greco o formati modernamente, che significa «sangue, di sangue, sanguigno»; nei termini lat. scient. gli corrisponde haemo” L’ Etimologia: dal greco αἱματικός, haimatikos /der. di αἷμα/ -ματος, haima/ -matos/ “sangue”/.

Che nel linguaggio comune significa “relativo al sangue”.

Ora qualcuno si chiederà:” Ma è mai possibile che questo ogni volta che deve spiegare qualcosa parta dalla notte dei tempi?”. Non posso darvi torto. Ma sapere alcune piccolissime nozioni aggiuntive, significa capire, comprendere perché certe situazioni, certi materiali sono nati. E perché venivano usati in un certo modo, e da lì comprenderne la natura, e scoprire come siamo arrivati alle questioni (artistiche) odierne.

Ad esempio, è forte sapere che la sanguigna (ovviamente chiamata così per il colore pastoso che ha), nella sua forma originale è una terra, parente stretta del carbone, contenente ferro… detta EMATITE, un materiale contenente ferro, pressato in bastoncini, talvolta additivata di ocra.

Accademia Artistica la sanguigna

La sanguigna

Ed è utile sapere anche che è proprio questa EMATITE che ha fornito il nome alle matite. Parenti strette delle sanguigne, e non si direbbe.

La sanguigna, però, non fu ampiamente utilizzata solo perché facile da reperire e da maneggiare. Ha delle caratteristiche grafiche importantissime

Peculiarità della sanguigna

Intanto, è il medium secco che più permette una esecuzione grafica similare alla pittura. Grafite e carboncino rendono molto bene contorni. Volumi e ombre (zone scure), ma i valori tonali migliori sono dati dalle terre, e tra questa la sanguigna. Particolarmente appropriato per il rendering di effetti di massa e atmosfera, specialmente se usata su carte colorate (in particolare carte pergamenate, o di valori tonali neutri, o complementari) riesce a dare non solo volumetria ma anche senso pittorico al lavoro.

Operare di sanguigna è, di fatto, quasi letteralmente, dipingere.

Con la sanguigna non si disegna, ma si eseguono volumi. Certo, nulla osta all’usare la sanguigna come fosse carboncino o grafite, ma la sua specificità è proprio quella di essere il medium che più si avvicina alle variazioni tonali, alle volumetrie e alle corposità rese dalla pittura (disegno tonale). Si tratta di materia-colore, da impiegare sfruttandone la peculiare friabilità.

Per questo è particolarmente indicata per il rendering di modellazione e volume e carne umana. Apprendere a fondo questo concetto è fondamentale, per comprendere bene cosa sia e come si usi la sanguigna (anche se oggi con tale termine si indicano spesso produzioni industriali che poco hanno a che vedere con la sanguigna originaria)

Accademia Artistica cosa è la sanguigna

Rembrandt

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Rembrandt

Esattamente come il carboncino e la grafite, la sanguigna interagisce fortemente con il tipo di carta, la sua tonalità, e la sua versatilità offre numerosi spunti a seconda che la carta sia di tonalità unita o marezzata. Infatti, il vantaggio principale di un lavoro a sanguigna sta nel fatto di poter controllare le ombre ma anche i valori medi (mezzi toni) mano mano che si procede l’esecuzione.

Forse più che in altre tecniche a secco (proprio per le intense fiammate tonali che una buona sanguigna offre), con questo medium si rende indispensabile ottenere un equilibrio tra i tre valori principali del disegno:

1. La luce, che, come nell’acquerello (perché la sanguigna ne è lontana cugina, potendo essere, nella sua forma più pura, con la quasi totale assenza di leganti, lievemente acquarellata) sarà il tono della carta non trattata, o modulata secondo necessità

2. Il tono medio, perché nella sanguigna (al contrario di quanto succede nel carboncino e nella grafite) la risoluzione è quasi pittorica, specialmente se combinata con carte tonalizzate

3. Le ombre scure, che proprio in virtù della finitura pittorica, e avendo a che fare con un medium dalla tonalità calda, necessita di particolare attenzione perché non crea l’ombra (carboncino e grafite, o anche matite seppia, ne rendono più facile l’esecuzione), ma la suggerisce proprio secondo effetto pittorico, creando un rilievo che è tutto suo, speciale.

Per tali ragioni nell’approccio alla sanguigna bisogna stare attenti acchè il tono medio rimanga più chiaro delle ombre e più scuro delle aree chiare. Inoltre, sono da tenere presenti le differenze tra le ombre proiettate, che sono sempre più scure delle ombre proprie.

Per questo, anche dai grandi Maestri, veniva impiegata quasi sempre in schizzi e abbozzi, mentre è più facile ritrovare il carboncino (di allora) nei cosiddetti “studi” compositivi e di soggetto.

Accademia Artistica cosa è la sanguigna

Rembrandt

Accademia Artistica cosa è la sanguigna

Rembrandt

Nei tempi odierni la sanguigna continua ad essere usata dagli artisti, sebbene in linea generale non sia l’ematite vera e propria, ma per via della fabbricazione industriale, si trovino più facilmente imitazioni create con miscele di terre calcinate e di cere

La sanguigna oggi

La sanguigna prodotta oggi, nelle tecniche grafiche, può essere utilizzata come una comune matita di grafite, impiegando il tratteggio per simulare le parti in ombra d'un modello e lasciando pulita la superficie del foglio per quelle in luce. Oppure può essere utilizzata la tecnica della sfumatura in cui, servendosi d'uno straccio, l'artista spande i segni polverosi lasciati sul foglio dalla sanguigna fino ad abbassare il tono dell'intera superficie, per poi riprendere il lavoro asportando la polvere sui punti luce; per questa operazione si utilizza mollica di pane o gomma tenera. Spesso le due tecniche, tratteggio e sfumatura, vengono usate in combinazione.

Il Vantaggio dei prodotti commerciali, anche se non pura, sta nella coerenza qualitativa di produzione. Mentre in natura vi possono essere sbalzi evidenti di qualità e friabilità, nel processo industriale si ha una standardizzazione di questi elementi, eliminando differenze che possono inficiare un lavoro.

Si tratta solo di scegliere quale tonalità e quale marca possono fare al caso nostro, e soprattutto in quale formato, matita o carré, o entrambi

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John William Waterhouse

 

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