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Corso Base di Disegno - Lezione n° 1

Contorni

Quando dobbiamo raffigurare qualcosa, qualsiasi cosa, siamo abituati a “disegnare” ciò che vediamo. Ma cosa significa, esattamente, il “nostro” disegnare? È utile rifletterci.

In realtà, la prima cosa che facciamo è “racchiudere uno spazio dentro un contenitore, un recinto...un contorno”. Questo è il primo passo che facciamo.

Cioè isoliamo dall’immenso spazio circostante la porzione che ci interessa, e cerchiamo di dargli una forma, più esattamente la forma del soggetto che vogliamo rappresentare. Ed è il gesto primario che facciamo fin da piccoli. Noi non disegniamo l’albero, ma “lo spazio” che ha forma dell’albero. Cioè, il suo contorno.

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Ecco un esempio di come un semplice contorno serva ad indicare addirittura un'intera nazione. Gli stati Uniti d’America, disegnati con il gesso sulla lavagna, prendono vita semplicemente grazie al tracciare il loro contorno.

In pratica, noi tracciamo dei contorni. Perché vogliamo disegnare quello che abbiamo in testa o davanti, e non siamo capaci di farlo altrimenti. Facciamo quello che facevano gli uomini preistorici, perché in realtà noi saremmo quelli li, parlando di segni.

Se noi fossimo in un paese straniero, senza conoscere la lingua del posto, ci esprimeremmo a segni, gesticolando. E subito dopo cercheremmo di disegnare ciò che cerchiamo, facendo...dei contorni. Provate a immaginare: cerco una chiesa, un monumento, la fermata degli autobus, una farmacia...se non so la lingua, bastano pochi segni, dei contorni, appunto, e la comunicazione prende vita.

Questo accade perché sentiamo cioè il bisogno di “definire” le forme che stiamo osservando. E per definirle, di solito non lo facciamo subito riproducendo ciò che il volume del soggetto comprende, ma delineando lo spazio che esso occupa.

È il concetto base dei fumetti, ad esempio, e di certe illustrazioni. Tutto si crea e si svolge definito per contorni. E c’è un intero mondo artistico basato su opere realizzate con inchiostri, chine e ausiliari simili. Tutti medium che, se non trattati in maniera pittorica, servono a tracciare contorni, o a suggerirli. E di conseguenza ci sono una quantità di strumenti, creati e pensati per tracciare contorni.

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I contorni “suggeriscono” spesso dei concetti già presenti nella nostra mente. Tramite l’uso sapiente dei contorni, richiamiamo le visioni precedente acquistate nella vita, le colleghiamo e diamo loro un significato preciso. In questo esempio, dei semplici segni grafici sovrapposti, senza nessun altro dettaglio (contorni, appunto) ci richiamano alla mente concetti inequivocabili di folla, persona, moltitudine.

Basti pensare al progetto di un architetto, ad esempio. Sulla carta si rappresentano volumi e “aria vuota” tramite contorni. Che sono tutto il progetto (senza non sarebbe possibile realizzarlo) ma che poi in realtà non vengono contemplati come parte del progetto stesso.

I contorni sono ovunque e sono dappertutto. E allora, perché sono così particolari? È semplice.

Nella realtà, in natura, nel vero, nella flora così come nella fauna... i contorni non esistono.

Gli artisti non fanno contorni ma abbozzano per ombre e luci

E allora, perché ce li siamo inventati? A cosa servono?

Abbiamo detto come tutto nasce dall’idea che gli oggetti abbiano un contorno. Usando i segni per contornare uno spazio, riusciamo a riprodurlo e a renderlo “fruibile” ad altri, senza doverlo disegnare compiutamente.

Questo perché i segni che vanno a comporre i contorni sono un linguaggio universale, trasversale, immediatamente comprensibile. E lo sono perché tutti, nella nostra mente, possediamo un archivio dove quei tratti sono riposti.

Se infatti io traccio un sorriso, in qualunque forma semplice lo disegni sarà immediatamente riconoscibile, anche senza un contesto intorno.

Lo stesso succede se disegno un aereo, un’auto o un frutto comune: vado a richiamare nella mente mia e degli altri una serie di tratti comuni, e ci capiamo all'istante. Questo archivio, nelle persone comuni, si forma autonomamente, nel percorso di vita, e si chiama apprendimento. L’artista deve andare un passo oltre, e usare questo archivio (imparato vedendo le cose) per ricrearle a sua volta e comunicare agli altri quanto ha pensato, facendo in modo che gli esterni comprendano quanto raffigurato.

Per fare questo, abbiamo bisogno di “codificare” i segni, cioè di interpretarli e di sapere in quanti e quali modi possono essere usati. Per lavorare meglio, diciamo che mandiamo a memoria, in archivio, un gruppo di segni, che di volta in volta suggeriranno un oggetto o un’azione.

E questi gruppi di segni sono appunto i contorni delle cose.

Sono convenzioni per definire forme definite, racchiudere spazi, e rendere così immediatamente comprensibili le figure espresse. E tranne in casi particolari, come i fumetti appunto (che hanno storia e tecnica importantissime, tutte loro), i contorni sono solo linee guida. Niente di più. E qui nasce la vera differenza tra il disegno e fare disegnando. Comprendendo bene questa differenza, e compenetrando questo semplice ma fondamentale concetto, possiamo partire per questo meraviglioso viaggio.

Riassumendo: gestendo in maniera corretta e funzionale i tratti che compongono i contorni, e quindi i contorni stessi, noi racchiuderemo dello spazio in ambiti precisi escludendone altro. Cioè i contorni ci diranno cosa rimane al loro interno e cosa invece all’esterno, anche se in realtà ciò non accade.

E tramite questo stratagemma possiamo richiamare alla mente dello spettatore argomenti e informazioni già disponibili, riuscendo a far comprende immediatamente di quali soggetti stiamo parlando, ma anche informazioni sulla loro grandezza, sul volume, sulla posizione, e perfino sul materiale di cui sono composti e anche l’azione che stanno facendo.

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In questa foto vediamo come semplici tratti lineari, disposti però secondo regole prospettiche e tridimensionali, ci richiamino alla mente dei soggetti in maniera inequivocabile. In questo caso le scatole altro non sono che semplici contorni, che racchiudono spazio in determinati ambiti, escludendone altro.

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Ed ecco infine che disponendo ordinatamente e in maniera funzionale i segni, e creando contorni rispettanti regole precise, riusciamo a definire sia dei soggetti sia l’azione che stanno compiendo.

E disegnando contorni, noi creiamo quello che sarà l’argomento della prossima lezione: le forme.

 

Esercizio da svolgere

Come primo esercizio, ti consigliamo di iniziare a disegnare proprio i contorni di ciò che vedi. Senza scendere nel dettaglio, o soffermarti su alcuni particolari troppo minuti. Questo perché il senso dell’esercizio non è quello di imparare a disegnare, e di trovare un pretesto per dimostrare quanto si è veloci.

La finalità dell’esercizio è quella di allenare l’occhio a capire subito gli ingombri, gli spazi, i volumi. E a memorizzare le forme primarie delle cose che vedi.

Quindi è importante allenarsi a riprodurre i contorni, mnemonizzando tutto ciò che si disegna. Si creerà un archivio nella mente, di forme base, “contornate”, che tornerà utile in qualsiasi momento, perché è linguaggio universale.

In poche parole: se io memorizzo una tazzina, potrò deformare i suoi tratti basilari come voglio, ricreando le varie forme di tazze che incontrerò, “destrutturando al tavolo quanto vedo, senza dovermi impegnare fisicamente a ricopiare in maniera amorfa il mio soggetto.

In particolare, puoi iniziare riproducendo una foglia, una tazzina, un cagnolino, una mela, una pera, un aereo, una bicicletta... e tutto quello che ti suggerisce la tua fantasia. Divertiti a scoprire i tratti essenziali degli oggetti che vedi intorno a te, in ufficio, in metropolitana, seduto su una panchina al parco... ogni luogo e ogni momento sono buoni per esercitare il tuo occhio. Buon lavoro, buon divertimento e... buona Arte

Alcuni esempi di come si deve disegnare

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Una foglia

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Una mela

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Una pera

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Un bicchiere

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Un animale

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Un paesaggio

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Un volto

 

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