USARE I MEDIUM (e ragionare su quel chi si va a realizzare…. prima…)
Andare a pesca, nella mentalità generale, è facile. Una canna, un filo, un amo e un verme. Stop
Niente, niente è più lontano dalla realtà. Andare a pesca non è più come una volta, quando bastava una pallina di mollica di pane, magari con del formaggio dentro. E una canna di bambù. Oggi è tutta un’altra storia. Cambiato habitat, abitudini dei pesci…son cambiati pure loro, in qualche modo.
Oggi andare a pesca è roba da scienziati nucleari.
Bisogna scegliere la canna, il mulinello e quale tipo di pesca fare: non ne esiste uno solo.
Poi bisogna calcolare se si pesca nei fiumi, nei laghi, o in mare, e in che tipo di acqua. A che altezza, se pianura, collina o montagna, e in che periodo dell’anno. Se vicino a riva, lontano, in superficie, a metà acqua o sul fondo. Con quale situazione meteo. Scegliere l’attrezzatura giusta, le montature degli ami (ad ogni esemplare faunistico il suo), le esche da utilizzare, se naturali o sintetiche, fisse o mobili…
Se il pesce vive prevalentemente vicino alla superficie, avrà la bocca rivolta in su, per aspirare da sotto. Se vive a mezz’acqua sarà neutra, mentre sul fondo sarà all’ingiù e fatta per “grufolare” scavando sul fondo alla ricerca di cibo.
Quindi non si può usare un’esca che va bene per il fondo ma che un pesce di superficie, per conformazione boccale, non può mangiare, e viceversa. Ne sarebbero golosi, gli cambia pure la dieta, ma si strozzerebbero. E dovete anche sapere che i pesci si abituano alle esche dei pescatori, quindi sanno che con alcune vengono allamati, sono pericolose, e ne scappano…che vedono le forme fuori dall’acqua…percepiscono rumori e vibrazioni…spesso sono sazi…
Insomma: tutto un mondo. E così il calcio, la formula 1, il tennis, fare una torta, uno sformato, un supplì, imbiancare casa. Non ci si può inventare, se si vogliono raggiungere risultati. E anche quando siamo padroni del mezzo, ognuno apporta le sue modifiche. La propria ricetta, i proprio segreti
Ma una cosa è sicura: si possono cambiare abitudini, dosi, usanze e prassi SOLO E SOLTANTO quando lo sformato lo sappiamo fare a menadito, lo conosciamo, sappiamo come gestirlo. E allora siamo anche in gradi di personalizzarlo. Chi fa lo sformato e lo chiama così perché quando esce dal forno non ha forma e consistenza conosciute nel Creato Universo, deve prima imparare a procedere correttamente. E poi scegliere
Perché un conto è cucinare. Un altro è cuocere. E un altro ancora giocare a fare esperimenti, ma senza voler per forza avvelenare qualcuno…
Nell’Arte si procede e si ragiona esattamente allo stesso modo.
I Medium sono versatili, cu questo dubbio non v’è. E possono essere impiegati in varie modalità, perfino mischiandoli tra loro e ottenendo effetti proprio dalla loro “convivenza impossibile”. Fin dai tempi delle media ci facevano fare i lavori a tempera, poi a china e poi si “grattava”, in modo da ottenere certi risultati.
Ma questo non vuol dire che la creatività si possa sostituire alla conoscenza e alla padronanza dei singoli medium. Affatto, no, no e ancora no. Conoscere i medium è importante per moltissimi aspetti (non ultimo il decidere come e quanto mischiarli, e in quali fasi lavorative). Ma ve ne è uno particolarmente sopra le parti, che è di gran lunga sul podio, e stacca gli altri di un bel po'.
Trattasi di scegliere il medium e gli strumenti PRIMA della fase esecutiva del lavoro.
Eh già, direte voi...” perché, secondo te, quando noi diciamo di fare un lavoro a matita o a olio, cosa facciamo? Scegliamo il medium, no?”. Sarei tentato di dirvi di sì
Invece spesso devo rispondere no. Perché scegliere il medium significa, innanzi tutto, scegliere lo stile, il tono, l’atmosfera e le procedure esecutive con le quali deciderò di fare un lavoro.
Spesso voi decidete quale tecnica usare perché PIACE DI PIU’ A VOI, perché incontra il vostro gusto. Ma non decidete in base all’unica valutazione vera e utile: QUALE MEDIUM E’ INDICATO PER IL LAVORO CHE VOGLIO FARE?
Scegliere il medium è importante, tanto quanto la scelta del soggetto e l’impostazione sul supporto.
Anzi: è più importante. Molto, più importante
Per ogni lavoro, prima dell’esecuzione, vanno decise un sacco di cose. Questa è la regola, seguirla o meno dipende da nostra insindacabile scelta. L’artista ha sempre l’ultima parola, così come ha sempre una regola da seguire.
Questione di maturità, volontà, amore per la propria arte…molti fattori, in gioco.
Ma se vogliamo procedere per la strada classica, questo è. Si sceglie prima cosa si farà dopo. E nella maggioranza dei casi, talune scelte non le cambieremo in corso d’opera.
Dalla scelta del medium dipendono poi tutta una serie di altri fattori. Valuto che per ciò che voglio fare il medium più indicato (a prescindere che sa quello che mi piace o meno) sia l’olio? Benissimo. Da lì parte una serie di scelte da decidere prima. Preparo la tela? Se sì, come? La voglio più morbida ma mano assorbente, più rigida ma più assorbente…come fare a evitare crepe e prosciughi più avanti? Il disegno come lo fisso e soprattutto...come lo eseguo? Perché è chiaro che se lo faccio a carboncino poi non ci posso andare sopra direttamente dipingendo…mi sporca la pittura.
E non mi dà l’idea dei mezzi toni, dei volumi…che hanno una loro tridimensionalità.
E le tonalità che userò, quali saranno? Perché devo decidere se farò un abbozzo monocromo, parto subito in pittura…la tonalità della tela iniziale, come la voglio mezzi toni, ma ancora prima le ombre…come le ricavo? Oppure rinuncio a tutto a vado dubito in pittura? Come preferisco operare? Che succede se faccio una scelta invece di un’altra?
La finitura? La voglio lucida? Non la metto affatto, perché sarà un lavoro materico? Farò lavature alla fine per dare e creare effetti? Meglio finitura opaca, o addirittura cerosa, per il tipo di soggetto rappresentato? Procederò per strati pittorici o velature? Con quali additivi arricchisco il mio medium (inteso non come strumento ma proprio come legante che trasporta il pigmento)?
Agli acquarellisti non viene mai detto che la scelta del supporto, come viene trattato, e con quali ingredienti viene additivato l’acquerello sono elementi che creano da soli un’opera d’arte. Perché sono cose che sanno in pochi, e non basta leggere un libro per insegnarle.
Oddio...e cosa sarà mai una punta di matita a lancia? O la mina a pelle…e ca che cosa serviranno? Spiegazioni esaustive non se ne trovano, ma di “fenomeni” che fanno punte a tutto ne è pieno…
Vanno provate. Bisogna averci messo mano, per metterci la faccia.
Molto spesso, per non dire sempre, si fanno scelte personali, di gusto proprio. E i risultati poi rilasciano un minuto di soddisfazione e secoli di amarezza. Mancano i fondamentali, quindi si opera scegliendo secondo preferenze. Ma nell’arte, nel fare arte, non si opera così. Ci si immagina il lavoro finito.
E so anche che molti di voi non hanno la minima necessità di fare certe scelte. Dipingono per loro piacere, godimento…e la soddisfazione di avere portato in fondo un lavoro è impagabile, ne sono perfettamente consapevole è una libertà di scelta, legittima, rispettabile, incontestabile. Se..se…se…
Se non fosse che non succede quasi mai: si sprecano colori, tele, esecuzioni interrotte a metà…il cielo non è così, non riesco a fare un tramonto decente, ma guarda lì che prato insulso e irreale…uhm, qualcosa non mi convince e non riesco a rimediare.
E allora via soldi, frustrazione, amarezza…autostima che scende, tensione che sale, e ciò che deve essere un balsamo per l’anima diventa cicuta per il cuore...no, no, non ci siamo proprio.
Ecco, sappiate che dipende molto, se non tutto, proprio da questo: sapere scegliere PRIMA, SULLA CARTA, COSA CI SERVE, COME VOGLIAMO PROCEDERE, E QUALE SARA’ LA NOSTRA DESTINAZIONE FINALE.
Solo progettando il lavoro, studiando, facendo bozze, si sarà in grado si scegliere il medium migliore, sia quello espressivo (cioè la tecnica con tutto il suo ricettario) sia quello esecutivo (cioè quello che fisicamente poi ci permette di creare il lavoro).
E ogni tecnica, perfino quella degli inchiostri o delle matite colorate, in apparenza così semplici, richiedono la stessa medesima conoscenza e lo stesso medesimo ragionamento.
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