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La luce

Non ci si pensa mai, dando la questione come scontata, ma tutto il nostro operare dipende dalla luce.

La luce, esecutivamente parlando, è quella che determina tutti i fattori delle ombre. È quella voce che dà tridimensionalità, crea atmosfera, ambientazione. Scolpisce volti e figure.

Ma è anche il mezzo per il quale riusciamo a creare, e perfino a scegliere le tonalità giuste per i nostri lavori. I grandi Maestri che lavorano en plein air (all’aria aperta), e necessitavano di lavorare in più sedute, ricercavano proprio quel momento, tutti i giorni, in quella data ora, per ricreare la stessa luce lasciata il giorno prima. E così fanno anche i fotografi, i cineasti... la luce è il primo ingrediente per una lavorazione corretta.

Ed infine, anche se sembra una battuta scherzosa, la luce è… illuminazione. Illuminare a dovere il piano di lavoro, permette di operare bene, eseguire dettagli e comprendere bene quello che si sta andando a elaborare.

Sembrano pensieri scontati, ma non lo sono. Quante volte ci siamo messi a leggere o a fare una qualche attività, per poi accorgerci dopo che la luce era fioca? Perché lo si comprende solo nell’attimo del lavoro “vero”.

Allora, vediamo come fare a risolvere bene.

La luce migliore è e rimane quella naturale. Sempre, prima di tutto, sarebbe bene che ovunque ci si posizioni vi fosse della luce naturale. Mettersi di fianco ad una finestra è già molto. Oggi siamo abituati, nella norma, a spazi angusti con illuminazioni potenti, e simili alla luce del giorno. Ma la luce naturale, anche per i colori, rimane la più consigliata.

Accademia Artistica ambiente di lavoro la luce.jpg

Sempre nei vecchi manuali, una illustrazione di questo tipo raffigurava una postazione di lavoro possibile per i più “fortunati”, con una stanza tutta per sé (spesso la propria camera), e addirittura indicava come in realtà, con tutto quello spazio disponibile, fosse possibile dedicare all’attività artistica solo una porzione della camera stessa.
Oggi le cose sono migliorate, da questo punto di vista, e non è più un sogno irrealizzabile il poter disporre di un luogo adatto al nostro creare artistico.
Ma anche laddove le condizioni abitative non permettessero ancora di risolvere questi aspetti , la concezione del fare e i nuovi progressi tecnologici in campo artistico ci permettono di poterci ricavare una mini postazione del tutto funzionale con pochissimi mezzi, un po' di attenzione, e molto spirito di adattamento.

I puristi consigliano la luce proveniente da Nord, perché più omogenea, ma non è fondamentale. È invece vitale che la luce provenga dalla parte opposta alla mano che disegna, perché il lavoro deve essere sempre in pian luce, e la mano, o parte del corpo, non deve fare ombra sul piano di lavoro (e quindi deve essere proiettata dalla parte opposta). E questo vale anche nel caso si lavori alla luce di lampade artificiali, le quali, aspetto importantissimo, non devono essere puntate sugli occhi. Ricordate: non devono esserci ombre sul tavolo da lavoro.

Meglio evitare il sole diretto. Intanto, com’è ovvio può dare fastidio agli occhi. E tra l’atro, aspetto sempre troppo sottovalutato, nei mesi estivi…fa caldo, e non fa caldo solo per noi. Fa caldo anche per gli inchiostri, le carte, i pennini. Gli acrilici…fa caldo per tutti. E questo è bene evitarlo.

Specialmente le carte “bagnate” e i medium liquidi, non adeguatamente fissati al piano di lavoro e sottoposti alla luce diretta del sole, possono giocare brutti scherzi, come accartocciare la carta, creare ondulazioni, crepe nei medium, e via discorrendo.

Quindi, in caso di sole diretto, una bella tenda bianca “svolazzante”, che faccia entrare l’aria ma fermi i raggi solari diretti, è sempre consigliabile.

In caso di luce artificiale, come le lampade, è di fondamentale importanza che la fonte di luce non sia all’altezza degli occhi, perché creerebbe un dannoso fastidio. Le lampade da tavolo hanno tutte un copri lume che permette di tenere la luce più altra possibile (perché evita di illuminare solo un punto della zona lavoro, ma la copre uniformemente) ma schermando i raggi che possono colpire direttamente gli occhi.

Accademia Artistica ambiente di lavoro la luce

Un posizionamento della luce artificiale errata può dare molto fastidio e creare danni, soprattutto perché spesso non ce ne accorgiamo, se non è invasiva in maniera evidente, se non solo dopo qualche tempo.
Spesso accade perché le lampade, dotate di paralume, ci nascondono alla vista il bulbo della lampadina (che è l’elemento fastidioso più evidente) ma permettono che la forza del fascio luminoso, orientato malamente, sia sopra la linea degli occhi, e quindi ci colpisca durante seppur in maniera indiretta

Accademia Artistica ambiente di lavoro la luce

Un posizionamento della luce artificiale giusto prevede che la direzione dei raggi luminosi, pur provenendo da una fonte che non sia posizionata troppo bassa, sia diretta esclusivamente sull’area da illuminare, e che il cono di luce non lambisca gi occhi. L’ideale è che il paralume si trovi sulla linea degli occhi, oppure, se messo più in alto, sia inclinato verso l’esterno rispetto a noi.
In parole povere, noi dobbiamo venirci a trovare “dietro” la fonte di luce. In questo modo, i nostri occhi ci ringrazieranno

Meglio scegliere luce calda o luce fredda? I pareri sono discordanti, ed è sempre questione di gusti. Ma oggi la tecnologia ci viene in aiuto, e ci fornisce delle lampadine a cui è possibile, tramite un piccolo telecomando, regolare la temperatura di colore scegliendo quella che più ci aggrada.

Ultima accortezza: chi ne ha la possibilità illumina tutta l’area di lavoro (un po' come quando nei film si vedono gli attori nei camerini, con gli specchi dove si truccano incorniciati dalle luci) e poi installa una fonte di luce principale rivolta al piano di lavoro. Ma sono perfezionismi, utili ma non necessari.

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Anche in questa vecchia illustrazione, si vede come il disegnatore aveva badato a raffigurare la linea degli occhi in ombra rispetto al cono di luce, proprio per evitare gli inconvenienti di cui sopra

 

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